Il
lavoro si ispira al racconto di iniziazione di Vassilissa che si
inoltra nel bosco e supera numerose prove per ottenere il fuoco dalla
strega divina Baba Jaga, riportato e analizzato da Clarissa Pinkola
Estés in “Donne che corrono coi lupi”.
Il nome Atropo è di
colei che tra le Moire, divinità filatrici della vita umana, si
occupa di recidere il filo al momento della morte. Un passaggio di
trasformazione nel quale vengono messe a frutto tutte le risorse
interiori per armonizzarsi ai cicli della
vita e della morte. La terra diventa radice che dà nutrimento per il
cammino nell’oscurità e nella luce. Il legame con la terra
attraversa la pancia e il cuore, si apre alla superficie della pelle
per scorrere insieme alle emozioni mostrate ora senza paura.
Nel
percorso di trasformazione alchemica la simbologia dei colori è
molto importante.
Il nero/nigredo
simboleggia la terra che nelle sue profondità oscure e fertili
accoglie il seme per nutrirlo, rappresenta la discesa nell’ignoto
che è il passaggio dalla vita a una nuova consapevolezza.
Il
rosso/rubedo è il
colore del sangue, delle emozioni forti, della violenza ma anche
dell’eros ed è quindi promessa di una nuova vita.
Il bianco/albedo
è il colore del primo nutrimento, il latte materno, e il colore
dell’abito dell’iniziato, simboleggia la purezza e la nuova
nascita in una nuova luce.
Andare nel bosco per ricucire le ferite, per esplorare il lutto. Tessere il legame con la natura. Restituire alla terra il dolore per trasformarlo.