lunedì 19 febbraio 2018

Atropos

Il lavoro si ispira al racconto di iniziazione di Vassilissa che si inoltra nel bosco e supera numerose prove per ottenere il fuoco dalla strega divina Baba Jaga, riportato e analizzato da Clarissa Pinkola Estés in “Donne che corrono coi lupi”. 
Il nome Atropo è di colei che tra le Moire, divinità filatrici della vita umana, si occupa di recidere il filo al momento della morte. Un passaggio di trasformazione nel quale vengono messe a frutto tutte le risorse interiori per armonizzarsi ai cicli della vita e della morte. La terra diventa radice che dà nutrimento per il cammino nell’oscurità e nella luce. Il legame con la terra attraversa la pancia e il cuore, si apre alla superficie della pelle per scorrere insieme alle emozioni mostrate ora senza paura.
Nel percorso di trasformazione alchemica la simbologia dei colori è molto importante. 
Il nero/nigredo simboleggia la terra che nelle sue profondità oscure e fertili accoglie il seme per nutrirlo, rappresenta la discesa nell’ignoto che è il passaggio dalla vita a una nuova consapevolezza. 
Il rosso/rubedo è il colore del sangue, delle emozioni forti, della violenza ma anche dell’eros ed è quindi promessa di una nuova vita. 
Il bianco/albedo è il colore del primo nutrimento, il latte materno, e il colore dell’abito dell’iniziato, simboleggia la purezza e la nuova nascita in una nuova luce.
Andare nel bosco per ricucire le ferite, per esplorare il lutto. Tessere il legame con la natura. Restituire alla terra il dolore per trasformarlo.